mercoledì 8 aprile 2009
L’eterna guerra tra idea ed esecuzione.
Pareri discordanti sulla nuova campagna per la Fiat 500/Diesel che, forse è bene ribadire, non è la versione a gasolio del nuovo ’cinquino’ ma una limited edition firmata dal noto marchio del casual nazionale. Una campagna che ha spaccato in due la comunità dei creativi. Come per le scarpe Superga c’è chi la ama e chi la odia.
A fare incavolare qualcuno il fatto che l’abbia realizzata la Italian Indipendents di Lapo Elkan, cosa che ha provocato qualche ironia sulla totale sovrapposizione tra cliente e agenzia.
Qualcun altro, sulla lista di discussione dell’ADCI (non voglio citare il nome per questioni di privacy), ha citato a favore le belle fotografie: “Vista la qualità media delle affissioni italiane, essere circondati da campagne incomprensibili ma con foto belle sarebbe già un bel passo avanti. Se non etico, estetico”.
Ma per contrasto altri citano il fatto che nella campagna non ci sia un'idea. Qualcuno, a difesa, sostiene che accresca di molto l'acrimonia dei giudizi il fatto che sia stata firmata da Lapo. Per spazzare via l’opinionistica citiamo testualmente le parole di Fabio Ferri (ex Saatchi), art director della campagna, che spiega perché non vi sia componente verbale: “proprio per non diventare didascalici, e lasciare la massima libertà di interpretazione delle 5 foto, ricchissime di dettagli, costruite insieme al vecchio artista (e fotografo) statunitense Larry Sultan”.
Adesso, al di là della mia opinione personale, che in fondo conta poco, la domanda è: ma Fiat ha reale convenienza a correre dietro allo stile ed ai linguaggi del mondo della moda, dove solitamente prevale il grande nulla e la mancanza di idee coperte da esecuzioni brillantissime (anche se stiamo parlando della pluripremiata e brillante casa di Renzo Rosso)?
O non era forse meglio continuare su strade di grande originalità e contemporaneità, come quelle percorse con la nuova Alfa Mito, piena di idee perfino nell'esecuzione?
Capisco che sembri questione di lana caprina, ma per chi le campagne le fa, e spesso deve discutere animatamente con grandi clienti come Fiat, la cosa non è di poca importanza.
Perché se i committenti pensano che le idee siano importanti, dovrebbero cercare di approvarle più spesso. Se invece si lasciano sedurre dalle esecuzioni (e magari anche da personaggi eccentrici come il rampollo di casa Fiat), allora noi creativi ci si può organizzare diversamente. Basta saperlo, no?
Pasquale Diaferia
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1 commento:
Assenza di testo/concept? Non ci trovo nulla di strano. La moda lo fa da sempre: gli stilisti si sentono creativi a tutto tondo, assoldano il fotografo e discutono direttamente con lui ogni aspetto riguardante l'immagine del brand. L'interazione tra stilista e fotografo è altissima. Spesso i risultati non sono eccezionali, altre volte il livello è molto alto. Talvolta lo stesso stilista è fotografo (es. Lagerfeld). Del resto Fiat 500 è una macchina di moda, è un "oggetto" fashion da possedere perché regala status, più che un mezzo di trasporto. Proprio come un completo di Armani o una borsa di Gucci. Non c'è un'idea precisa, non c'è un concept forte. C'è un mondo, un clima, delle sensazioni trasmesse attraverso la foto e lo styling del soggetto.
Lapo, che si considera stilista della Fiat, a mio avviso ha agito come i colleghi della moda, tagliando fuori l'agenzia, o quanto meno scegliendo una strada più diretta, meno mediata dalle parole (spesso vuote e ripetitive) di molte campagne automotive viste negli ultimi anni.
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