giovedì 25 giugno 2009

L’arte del possibile (e l’audacia delle marche di successo).

Sembra il pay off di una compagnia di assicurazioni. Invece L’arte del Possibile era il titolo del seminar che la DDB Worldwide ha offerto ia Cannes, invitando il campaign manager di Barack Obama, David Plouffe.

Chi sia lo potete tranquillamente leggere su wikypedia, cosa ha fatto lo potete vedere tutte le sere nelle notizie dei telegionali in cui si parla delle azioni del nuovo Presidente degli Stati Uniti.

Dietro alla sua elezione, un lungo lavoro strategico prima che creativo, coordinato da questo quarantaduenne del Delaware. Con grande spigliatezza ha affrontato i duemila del Teatro Debussy, raccontando a braccio dei due anni di esperienza alle spelle del primo “presidente abbronzato”, secondo la nostra versione governativa.

Plouffe ha raccontato come ha agito fin dall’inizio, da quelle primarie democratiche in cui Hillary era considerate l’IBM e Barack la Apple. Ma in politica bisogna ignorare le quote di mercato, e lavorare per trasformare la disillusione in certezza. Su questo ha operato Plouffe: una campagna che riavvicinasse alla politica la gente che negli USA, come nel nostro paese, ha portato a percentuali di astensionismo non degne di uan democrazia. Nel caso di Obama, si è impostato tutto sul coinvolgimento di chi non aveva più interessi. Usando due drivere pricipali: la tecnolgia ed il volontariato.

Delle campagne impostate sui social network, l’emailing e gli sms si è già molto raccontato. Quello che penso sia stato davvero interessante da riferire, del discorso di Plouffe, è la strategia di avvicinamento alla gente per fare in modo che fosse coinvolta e genereasse un effetto domino positivo e devastante per gli avversari.

E’ nata così la voglia di creare un esercito fatto dai volontari, da gente vera, disposta a fare propagande dai bordi della strada. Quei Grass Routes People che hanno costruito una campagna posta a porta, strada per strada, guidati dal principio “incontra la gente dove vive, e trasformala in un volontario che diffonda come te”.

E’ la storia di questa gente su cui si è soffernato Plouffe. Non solo new media tecnologici, ma sopratutto tanto lavoro della gente.
L’attività dei supporter è stata fondamentale per tre attività: innazitutto perchè ha permesso di raccogliere quei denari fondamentali per superare la corazzata repubblicana; perchè si è organizzata sul territorio, localmente, strada per strada, scuola per scuola, ufficio epr ufficio; e sopratutto perchè con questa attività ha diffuso i messaggi di supporto a Barack, il suo programma, tutto quello che poteva raggiungere questo esercito di supporter, al di là dei media tradizionali e digitali.

L’aspetto affascinante della campagna, guidata dal principio “rendiamo semplici le cose complesse”, era che dalla gente, dal loro ascolto, sono arrivati quei feed back che hanno reso uun tour elettorale una Marcia Trionfale. E’ dalla gente, dagli elettori più anziani che è arrivato il richiamo a concentrarsi sui temi della sanità. Così come ispirata dalla base è stata la sterzata, a pochi giorni dal voto, in cui Obama ha usato un solo spot per richiamare l’attenzione sul suo programma economico, proprio nel momento in cui la gente era angosciata per gli effetti della crisi finanziaria che si manifestava con violenza. Un film controcorrente per molti aspetti, estetici e strategici: lungo quasi due minuti, senza musica, senza grafica se non un richiamo al sito web, con Obama che guadra negli occhi la gente e racconta cosa vuole fare per il lavoro degli americani. Con una sottolineatura fortissima sulle parole “non aiuteremo le aziende che lavorano fuori dagli Stati Uniti, privilegieremo quelle che creano posti di lavoro sul nostro territorio”. Uno spot programmato privilegiando alla reach la forza dei contenuti. Idee forti, che arrivino alla gente nonostante l’esiguità del budget media. Una comunicazione finale che comunque non negava quello che era stato proposto per due anni, in modo semplice, continuo, allineando tutti i messaggi sulla stessa strategia, coordinandola su tutti i media: quelli tradizionali, quelli digitali, quelli fatti dell’incontro diretto tra i volontari e la gente. Ce ne fossero di marche che hanno questa coerenza e questa continuità.

Bob Scarpelli, che lo ospitva in qualità di Chief Executive Officier della DDB, ha voluto ricordare che anche il regista della sua campagna What’s Up di Budwaiser ha voluto sostenere Obama producendo in modo indipendente uno spot che parodiava quel grande successo pubblicitario di inizio secolo e mostrando a quali livelli si fosse ridotto il paese. Plouff ha ricordato quel contributo, ma anche quelli di migliaia di celebrità che si sono offerte gartuitamente a supporto.

Ed ha aggiunto una cosa indimenticabile: quello che è successo, il contributo delle celebrità come della gente comune, lo user generated content, nasce da un solo semplice ingrediente. “La gente aspetta che energie dinamiche si manifestino nella società”. Alla buon ora, speriamo che anche da noi si manifestino energie dinamiche, che una proposta possa portare la gente a partecipare, a votare, a vivere con entusiasmo, allegria, gioia. La stessa che abbiamo letto negli occhi di chi ha festeggiato a novembre l’elezione di un presidente impossibile. Resa reale dall’Arte del Possible. Che alla fine è il nostro lavoro di tutti i giorni.

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