domenica 16 agosto 2009

Il piacere delle cose di una volta... la carta

Il profumo della carta stampata consente di distinguere a occhi chiusi un quotidiano da una rivista patinata, un libro da un fumetto; la sensazione emozionale del foglio di carta nasce dall’olfatto, il senso più diretto di cui siamo dotati, il più “emozionale”, quello che arriva dritto al cervello. Entrare in una libreria è un’esperienza olfattiva diversa dall’entrare in una biblioteca o in un’edicola, il profumo crea l’atmosfera giusta, bendispone all’utilizzo degli altri sensi che arrivano comunque dopo.

La vista entra in gioco per individuare l’oggetto del proprio interesse con modalità diverse a seconda del luogo. E’ catturata, prima che dal testo, dalle forme e dai colori delle infinite pubblicazioni da cui ci si ritrova circondati se si è in un’edicola, mentre in una libreria tende a prevalere la razionalità della ricerca analitica che trova nella biblioteca la sua massima espressione.

Poi viene il tatto, il senso che fornisce un rapporto quasi “sensuale” con la carta. Sentire il piacere di far scivolare i polpastrelli sulla liscezza della carta patinata di qualità, apprezzare la ruvida consistenza di certe pagine dei vecchi libri, cogliere la raffinatezza delle copertine rivestite di tela... ogni tipo di pubblicazione è capace di trasmettere al tatto sensazioni diverse, chiaramente distinguibili attraverso sottili giochi di materiali, spessori, superfici, consistenze, diverse capacità di trasmettere il calore.

Persino l’udito ha nell’esperienza della lettura un ruolo importante. Ricordo le afose domeniche estive trascorse nella casa in campagna dove, dal mio rifugio di bambino, sotto una tenda, sentivo lo sfogliare delle pagine di un quotidiano, suono caratteristico che a un certo punto si trasformava in uno stropiccìo nervoso, quasi acuto, quando papà decideva di terminare la lettura e di riporre le pagine ormai disordinate in una qualche forma riutilizzabile. Completamente diverso, ma altrettanto caratteristico, il suono secco, rapido, del voltare la pagina di un libro o quello più metallico emesso da certe riviste con i fogli tanto sottili da lasciar intravedere la stampa sul retro.

Come si può anche solo pensare che questa ricchezza di esperienze plurisensoriali, parte della nostra vita da generazioni, possa a un certo punto essere messa da parte, sostituita da un freddo e intangibile documento elettronico?

Eppure, le ragioni ci sono e sono numerose. Tralasciando l’approfondimento di quelle più generali (come l’insostenibilità ambientale della stampa quotidiana che muove costantemente un numero inimmaginabile di tonnellate di carta che deve essere prodotta, trasportata, trattata, stampata e distribuita per vivere un solo giorno e diventare poi, nella migliore delle ipotesi, oggetto di riciclo), vi è un elemento di fondo che spesso non traspare nelle tante discussioni sul futuro dell’editoria: il focus del dibattito deve essere sull’informazione, non sul supporto che la contiene.

L’intera esperienza sensoriale legata alla carta è in qualche modo slegata dal suo contenuto informativo, appartiene alla “poesia” che questo supporto ricco di storia si porta dentro, intrinsecamente. Tant’è che in molti casi i libri svolgono funzioni di semplice arredo, ordinatamente disposti per dimensione e colore più che per ambito disciplinare o autore. Si tratta di un retaggio del passato dove la carta costituiva il miglior modo possibile per comunicare a distanza, nello spazio e nel tempo, in modo ragionevolmente affidabile.

Nella società dell’informazione, della comunicazione istantanea, ha ancora senso pensare a un futuro dove testi e immagini vengono veicolati su un supporto costoso da realizzare e da trasportare, pesante, ingombrante e, comunque, facilmente deperibile (come dimostra buona parte dell’editoria del ’900 che, a causa della scarsa qualità della carta utilizzata e della corrosività degli inchiostri si sta letteralmente sbriciolando)?

L’unica vera obiezione che si può porre allo sviluppo dell’editoria digitale riguarda la qualità dei supporti di visualizzazione e la loro modalità di utilizzo. Sulla qualità ci sono stati passi avanti formidabili, gli schermi LCD con retroilluminazione LED hanno raggiunto livelli di luminosità e qualità cromatica eccellenti. Vi è ancora un limite nella modalità di utilizzo che richiede sostanzialmente una posizione seduta di fronte a una superficie dove posizionare opportunamente il display o il computer portatile. Pur non diffusissimi, non mancano i primi esempi di tablet PC con dimensioni e peso comparabili a un libro ma si tratta di prodotti ancora di nicchia, con ampi margini di miglioramento.

Palmari e smart phone rappresentano invece la soluzione ideale per chi non ha problemi a leggere su display di dimensioni ridotte. Personalmente, sono ormai abituato a leggere su iPhone una rassegna stampa autoorganizzata prendendo le notizie da quotidiani e portali di tutto il mondo. In questo modo, non vi sono vincoli legati al luogo di fruizione ed è possibile sfruttare comodamente i tempi morti che inevitabilmente si creano nella giornata lavorativa.

In ogni caso, le obiezioni legate alla tecnologia hanno durata breve visti i tempi rapidissimi con cui si è sviluppata negli ultimi decenni. Già sono disponibili i prototipi di schermi flessibili, addirittura piegabili o arrotolabili. Il cosiddetto “inchiostro elettronico” garantirà un’esperienza visiva del tutto analoga alla carta stampata con il vantaggio, inestimabile, di poter visualizzare qualunque informazione semplicemente reperendola attraverso una connessione wireless.

Superato lo choc da “assenza di carta”, si immagini quali e quanti vantaggi porterà questa modalità di fruizione dei prodotti editoriali. Nuove abitudini, peraltro già ampiamente diffuse fra chi è più avvezzo all’uso della tecnologia, si consolideranno fra gli utenti. Per esempio, la possibilità di portare con sè la propria biblioteca o intere annate dei giornali e delle riviste preferite; l’abitudine di mettere dei “segnalibri” digitali nei punti di interesse; aggiungere note al testo o link a pagine Web; effettuare ricerche sull’intero archivio contenuto nel proprio dispositivo o, se connessi on-line, nell’intero Web o sul computer che si è lasciato a casa... un intero mondo da scoprire e integrare nella ritualità quotidiana.

Efficienza e praticità contro la “poesia” della carta? Tutt’altro, la carta rimarrà un supporto importante per molto tempo ma sarà sempre più considerata un “lusso” da riservare a utilizzi particolari e verrà affiancata da tecnologie capaci di aiutarci a gestire in modo efficace e interattivo la crescente quantità di informazioni che in ogni momento sono a nostra disposizione. L’“information cloud” che ci avvolge è un bene importante che possiamo utilizzare solo con l’aiuto di strumenti adatti, ciò che mi piace definire il “sesto senso digitale”. In questa “nuvola”, in uno dei suoi sottoinsiemi, c’è anche il mondo dell’editoria tradizionale.

Le potenzialità degli e-book sono chiare da molti anni e, personalmente, ho sempre creduto che la loro affermazione fosse solo questione di tempo. Prova ne sia il fatto che quando, nel 1998, mi fu proposto di gestire con la Time & Mind Edizioni la pubblicazione di e-book per il Corso di Studi in Disegno Industriale del Politecnico di Torino, ne rimasi entusiasta. Si trattava di mettere in piedi una collana di libri elettronici liberamente scaricabili da chiunque fosse interessato agli argomenti trattati. Oggi, la collana conta 13 titoli che sono raggiungibili a questo indirizzo: http://www2.polito.it/didattica/design/PAGINE%20SITO/books.htm

In questo modo, grazie all’azzeramento dei costi di riproduzione, gli studenti possono fruire gratuitamente di queste pubblicazioni nel più puro spirito della Rete, secondo il quale la cultura dev’essere libera e accessibile a tutti.

Un esempio italiano notevole, per quanto riguarda il business degli e-book, è dato da Bruno Editore che ha saputo mettere in piedi una vasta collezione di titoli e un sistema di affiliazione efficace dimostrando che già oggi, anche in Italia, è possibile rendere remunerativa la pubblicazione di titoli digitali.

Vale la pena di spendere qualche riga per ricordare il progetto Google Books, finalizzato alla pubblicazione on-line di tutti i libri del mondo. Un obiettivo che, nella sua lucida visionarietà, sta rivoluzionando il modo di fruire dei milioni di libri che sono stati stampati nei secoli. Niente più faticose ricerche in giro per le bilbioteche di tutto il mondo, l’intero scibile umano a portata di click!

Ecco, questa è la differenza sostanziale fra la poesia della carta e le infinite possibilità dell’informazione digitale: i libri, pillole di informazioni concentrate su un pugno di atomi collocati su qualche scaffale, contro il sapere universale che avvolge il pianeta e sgorga da ogni connessione.

Quando il focus è sul contenuto informativo e non sul supporto, non c’è alternativa, il documento elettronico non è comparabile al libro cartaceo che rimarrà un magnifico “lusso” da godersi nei momenti in cui ci si vuole immergere in un passato prossimo che si sta allontanando alla velocità della luce.

Nessun commento: