sabato 31 ottobre 2009
Si sentì volare una mosca.
Ero con un paio di creativi giovani, era il sabato pomeriggio di Halloween.
Prima di disperdersi nelle mille feste previste in serata, si discuteva del nostro mestiere.
I ragazzi si lamentavano del fatto che da noi mancano i big brands. Quelli che basta iscriverli ai festival internazionali
e si vince, dicevano.
Io sto votando per l'Epica Award, in questi giorni. E faccio notare che lavori italiani, anche sui big brands, spesso non sono all'altezza dei colleghi stranieri. Loro ingenuamente insistono: the more the client spends, the more the creative wins. Noi abbiamo il mercato più depresso d'europa, quindi produciamo la pubblicità più boring.
Allora, provocatoriamente, mostro una cosetta da nulla che la Jung von Matt ha presentato alla fiera del libro di Francoforte, la scorsa settimana. La trovate qui.
Dopo la visione, lungo silenzio imbarazzato.
Si sentiva volare una mosca.
Perché si tratta di una piccola casa editrice, quella della mosca, appunto.
Perché si tratta di un investimento ridicolo, sproporzionato al ritorno mediatico generato (solo su you tube superate le 300 mila views, oltre a pezzi su tutte le maggiori testate europee), all'altezza del cliente più piccolo e provinciale.
Perché si tratta di una tipica idea creativa da visionari: mentre ne parli è impossibile da realizzare per tutti, per tutti è una semplice meraviglia quando la vedi realizzata.
Perché è un'azione di branding puro, quindi la parte più bella ed intelligente del nostro mestiere.
Insomma, poteva venire in mente anche ad un italiano. E con un po' di testardaggine, unita ad una buona reputazione, chiunque se la sarebbe potuta fare approvare.
Allora? Vogliamo ancora continuare a massacrarci da soli ? O pensiamo che idee così non ci sia un cliente italiano che le possa approvare? Qualcuno il pensiero l'ha avuto ed è stato riconosciuto internazionalmente. Basterebbe continuare a provarci, no?
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