mercoledì 5 maggio 2010
Ceci n'est pas un post.
Una volta tanto non mi devo infuriare con qualcuno, né devo segnalare che come al solito all'estero hanno fatto qualcosa di bello e per noi inarrivabile.
Vengo da una mattinata in Triennale, dove un'azienda di beni di largo consumo per la cura della casa ha presentato un'iniziativa inedita. La Spontex, proprio quella delle spugette per la pulizia, ha affidato a Francesco Attolini, giovane videoartista italiano, la realizzazione di un lungo clip sperimentale da quattro minuti.
Protagonisti dell'opera di Attolini, i dipendenti ed il management della Spontex. Una curiosa chicca, un atto di munifica fede aziendale che non deve vendere niente, ma chiede solo di essere vista e promossa. Non a caso sono stati convocati gli opinion maker, per provocare quello che i tecnici chiamano "la mediatizzazione".
Il bello è che si è discusso di tutto meno che dei panni per lucidare: niente prodotto, come non succedeva da tempo. Anche della crisi, tema quasi ossessivo di questi tempi, si è parlato solo marginalmente. Un rapido rimbalzo su una domanda che voleva portare altrove. Eppure l'Ad di Spontex, Riccardo Bianco, anche su questo spinoso tema ha speso parole di bun senso: "non dobbiamo sperare in una ripresa, già basterebbe una stabilizzazione dei consumi." E senza paura, ha anche ricordato a tutti i suoi colleghi che sarà inutile per un bel po' aspettarsi quella crescita che una volta invocavano tutti i piani marketing, il "Double Digit Growth".
In mezzo a questa saggia ed ispirata concretezza, illustri e sconosciuti hanno discusso di estetica e mecenatismo, di senso del possibile e cultura: la sensazione era di trovarsi in una dimensione parallela poco italiana ed ancor meno corporate. Fino a quando qualcuno tra il pubblico ha commentato: "Complimenti per l'iniziativa. E' così interessante che delle due una: o avete un bravissimo art director o non ce l'avete per niente".
Riflettevo sui danni che ha fatto la cattiva comunicazione del nostro mestiere, affidata in duopolio a Toscani e Gavino per un tempo così lungo che ormai si pensa che gli Art siano gli unici attori. Mentre rimuginavo, il giovane artista ha risposto d'istinto: "La seconda che hai detto."
Sorrisi ironici in sala, frittata completata.
Ora, perché in una giornata in cui vengono dette cose molto interessanti (tra cui la presa di distanza di un Amministratore delegato dalla guerra continua tra Business ed Arte), gli unici a fare la figura degli scemi sono i pubblicitari?
E sopratutto perché, quando qualcuno dice che se non c'è l'art director il lavoro viene meglio, la gente sorride come se fosse una battuta vera ed originale?
Attendo risposte, con curiosità
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