lunedì 28 giugno 2010

L’ultima parola dell’ultimo workshop non sarà l‘ultima.


Partecipo al workshop finale del festival, attirato soprattutto dal logo degli organizzatori: una mucca che indossa una giacca, che sembra la cugina elegante della mucca volante di Now Available. I Cows in Jacket sono consulenti media e creativi che girano il mondo alla caccia di nuovi luoghi e modi di comunicare i brand, mischiando l’arte, l’architettura e l‘urbanistica. Dopo la loro presentazione, segue quella di Trend One che ci trasporta letteralmente nel 2021, mostrandoci il futuro dell‘internet: l‘outernet, dove lenti a contatto “attive” sono sempre pronte a fornirci dalle più banali informazioni sul tempo, all’umore dei passanti, tramite riconoscimento delle microespressioni facciali.
Poi ci mostrano gli specchi interattivi dei negozi, ci parlano del “sixt sense“, con cui leggeremo i giornali in maniera interattiva, non sugli ipad ma nuovamente sulla carta stampata.

Ma la cosa più interessante, dopo tutto questo sguardo a un futuro non così lontano, è stato l’intervento finale intitolato “the future of words” di Mark Tungate, giornalista, copywriter. Stravolgente, perché veniva dopo il più sofisticato showcase della tecnologia futuribile che abbia mai visto, parlando solamente della semplicità ma anche del potere delle parole, come significati e significanti.
Attraverso i social media, la scrittura oggi ha una vita nuova e può creare anche dei piccoli gioielli di poesia lunghi quanto un tweet come: “There’s a drizzle in the breeze today. Small droplets, smaller than the tingle in my skin when I see you”.

Nel 2010 ci sono stati 1 trilione di sms, il maggiore trend dei tatuaggi in america sono le frasi celebri, gli aforismi, le citazioni, e nell’arte, le parole vengono proiettate sui monumenti e fanno parte di installazioni.
In definitiva mi piace pensare che qualsiasi siano le meraviglie hitech del futuro, le parole saranno sempre la nostra anima.

Sergio Spaccavento

2 commenti:

davide ha detto...

bel post.

Marco B. ha detto...

Ciao,
devo dire che mi piace moltissimo quello che Sergio Spaccavento scrive sul tuo blog. Difendere il valore prezioso delle parole in un periodo come questo (e non mi riferisco solo alle "meraviglie" tecnologiche che nascono ogni giorno)non è assolutamente banale o cosa da poco..