lunedì 21 giugno 2010

Parlare (e giocare) direttamente con i consumatori.


In attesa dei premi per direct e promo di stasera, a Cannes i network si scatenano con seminar e workshop generalmente di ottimo livello.

SI va da Patrick Collister, direttore di una rivista/annual dedicata al mondo del mailing tradizionale, quello fatto di lettera di carta e busta, che intrattiene duemila persone all'auditorium debussy con esempi che dimostrano che in tutto il mondo, tranne che da noi, le poste funzionano. E sono capci di costruire relazioni anche tra marche e consumatori. Esemplari i casi della busta da rompere con il martello, legata ad un concetto di muro e resistenza da superare nel mondo assicurativo e delle mini buste inviate alle zanzare di casa, con tanto di nome e cognome degli insetti. Assolutamente fantastici esempi di come le idee intelligenti, ed i creativi intelligenti, trovano esecuzione e spazio su qualunque media. analogico o digitale che sia.

Le polveri si accendono però quando si comincia a parlare di tecniche di direct legate al mondo digitale. Euro coinvolge IBM, in un seminar monstre e DraftFCB sponsorizza l'Academy più prestigiosa del festival. In particolare Tribal racconta casi davvero meravigliosi, come quella del lancio di Monopoly a livello global, di cui vedete un'immagine in alto. Già Vicky Gitto, quando era in DDB, aveva presentato ad un bar camp la prima parte del lavoro, quella più lagata ai social network. Ma a settembre dell'anno scorso Hasbro si è superata, lanciando un vero e proprio gioco dedicato, Monopoly City Streets, di cui sulla rete trovate centinaia di demo, ve ne allego una per comodità.. Il gioco ha messo insieme nel primo mese un paio di milioni di giocatori nel mondo, ed a breve avrà la sua versione da consolle grazie ad Electronic Arts. E solo uno degli esempi di come si deve ripensare il rapporto diretto con i clienti. Alla fine , come in tutte le presentazioni tecnoperformanti di scuola angloamericana, ecco il classico pentalogo per comunicare bene e direttamente con un pubblico che oggi usa i social network per stare nel flusso globale. Ecco i principi di engagement di successo:

1. sii una marca sociale;

2. fallo strategicamente, a lungo termine, e non tatticamente;

3. anche qui serve sempre una good idea (che sia rilevante ed inaspettata)

4. be open (devi esserlo, le marche vanno in conversazione, devono accettare collaborazione consumatori, ecc).

A chi mi fa notare che manca il quinto punto, ricordo che vale sempre la vecchia , ultima regola. Scordati tutti quello che è stato stabilito prima, rompi le regole e riscriviti la tua grammatica. Solita tiritera, insomma. Anche se mi ha fatto particolare piacere che il giovane Creative Director di Tribal DDB, Matt Ross, abbia voluto ricordare una frase di Bernbach che ho sempre molto amato e che guida tutti gliatti di comunicazione che parlano ad una persona (e quindi tutta la comunicazione, incluso il direct ed il digital odierno):"Il bocca a bocca è il media più potente di tutti."

Insomma, antiche competenza, quasi da retore greco, che sposano le tecnologie più scintillanti.

Ultimo passaggio, quello dei ragazzi di Wundermann: in un workshop affollato come una conferenza stampa di Mourinho, in due ore raccontano la seconda rivoluzione digitale. Anche se molti in Italia non si sono ancora accorti della prima, quello che è successo negli ultimi dieci/dodici anni, e neanche adesso cominciano ad appassionarsi.

La seconda rivoluzione è quella degli Apps. E' quella guidata già da qualche anno da Steve Job, ma seguita a breve distanza da tuti i player.E' quella che prevede che centrali siano gli smart phone, più che i computer. E' quella che prevede la vendita di strumenti applicativi che ti diano veri servizi (chi ha un iPhone capirà al volo, per gli altri ci sono le lezioni private, prenotatevi). E' quella che ha portato a 10 miliardi di pezzi musicali downloadati su iTunes. E' quella che inseguono i produttori di contenuti, in particolare gli editori di giornali, per poter pensare di uscire dal cul de sac di un mercato digitale da qualche miliardo di utenti dove però non ci si fa pagare niente. Perfino Murdoch ci è andato a sbattere, figuratevi i nostri editori.

La guerra in corso è quella tra il web fatto di Browsers )Safari, Explorer, ecc) e quello fatti di Apps. Visto che ormai il sistema industriale, dopo l'introduzione dell'iPod, va verso questo modello di business, prepariamoci a pagare in futuro tutto quello che fino ad oggi, via motori di ricerca, avevamo gratis. Ma almeno tutto ci arriverà già pronto e confezionato, come un tempo libri, dischi e ghiornali in edicola e nei negozi. Perchè la gente "non vuole cercare, vuole avere", come ha saggiamente detto John Wade, Director of Strategic Planning alla Wundermann di Londra. E se qualcuno pensa che i motori di ricerca si opporranno, sappiate che il gigante Goggle è in prima fila in questo percorso, con il suo Androids. E che anche i produttori di televisori, Samsung davanti a tutti, stanno preparandosi a metterci in casa tv sempre più intelligenti e con icone built in all'apertura dello schermo, come su un telefonino. In modo che se volete vedere un film di prima visione senza andare al cine, non dovrete fare altro che entrare nei cataloghi dei vari editori e produttori cinematografici e , attraverso gli apps del telvisore, scaricarvi la prima visione. Oppure il vostro cartone animato preferito. O quella partita dei Lakers del 1979.

Insomma, la ricreazione è finita. Il sistema industriale dell'intrattenimento ha trovato la chiave per farci pagare tutto. Ci attendono tempi duri. Anzi. Se siete produttori di contenuti, come il sottoscritto, forse è venuto il momento di fare i soldi.

E' il business del digitale, bellezza.

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