domenica 5 giugno 2011

Great Stories Start In Cannes/1_Barbella



Iniziamo da oggi la pubblicazione di una serie di testi di professionisti italiani che raccontano come Cannes abbia contribuito, o meno, alla loro crescita professionale. Il tutto per avvicinarci alla prossima Kermesse, che inizia il 19 giugno, onorando il claim che quest'anno promuove il Festival Mondiale della Creativià: Great Stories Start In Cannes. Iniziamo con il decano dei copwriter nazionali, Pasquale Barbella. Nei prossimi giorni altri contributi di copy, art, registi (per chi vorrà unirsi al gruppo, testi in formato word, senza limiti di lunghezza, a pasquale.diaferia@gmai.com).


La mia love story col Festival durò per almeno un quarto di secolo.
All’inizio, Cannes stava da un’altra parte e si chiamava Venezia.
Entrambe le città mi facevano dei dispetti.
Quando riuscivo a vincere un premio (argento o bronzo: mai oro), non c’ero.
C’ero sempre, invece, quando non vincevo niente.
Purtroppo c’ero spesso.
La domenica mattina, quando a festival finito lasciavo il Gray d’Albion o l’Hotel California (!), c’erano sempre il cielo azzurro, un sole da un milione di watt e il cuore spento. Per fortuna era la fine di giugno. Luigi Tenco si sparò a Sanremo perché aveva perso a gennaio.
Mi sarei fatto volentieri crescere i capelli come Joe Pytka, pur di portare a casa il suo Tir di leoni. O una piccola parte del carico.
Ma ci sono anche altri modi di vincere. Me ne sono accorto tardissimo.
Confesso di aver provato una forte emozione quando, sulla soglia dei 60 anni, durante un party internazionale sulla spiaggia del Carlton organizzato dai vertici del gruppo D’Arcy, scoprii che la festa era stata organizzata per me. Sulla sabbia fui promosso e presentato come Transatlantic Creative Director, non senza mio titanico imbarazzo. Sommerso dagli urrah e invitato a dire qualcosa al microfono, balbettai una frase in inglese che suonava più o meno così:
«Se ce l’ho fatta io, può farcela chiunque.»
Lo pensavo e lo penso davvero.
È il messaggio che vorrei lanciare a tutti i ragazzi di qualsiasi età che – a Cannes o in qualsiasi altro sito del pianeta – si aspettano da questo mestiere un po’ di gloria.
Naturalmente bisogna farsi il mazzo e aver fiducia in sè stessi. E aver ben chiaro nella mente che Cannes è una festa, non una patologia.
Le belle campagne ci insegnano sempre qualcosa che fa bene non solo alla pubblicità, ma anche all’esistenza. Provate a pensarci:
«Think small».
«Think different».
«Just do it.»
«Good things come to those who wait.»
E se posso permettermi la spudoratezza di chiudere con un’autocitazione:
«Time is what you make of it.»

Pasquale Barbella

1 commento:

Comunicazione divina ha detto...

Bello mi piace quello che hai scritto e sono uno di quei ragazzi a cui tu lanci il tuo messaggio. Ricevuto.

Grazie,
a presto,
Gianluca Ruocco
improntacreativa@tin.it