martedì 7 giugno 2011

Great Stories Start in Cannes/2.Taddeucci


Continuiamo la pubblicazione di commenti di professionisti italiani che raccontano come Cannes abbia contribuito, o meno, alla loro crescita professionale, sulla base del claim che quest'anno promuove il Festival Mondiale della Creativià: Great Stories Start In Cannes. Oggi è il turno di Francesco Taddeucci. Nei prossimi giorni altri contributi di copy, art, registi, producer (per chi vorrà unirsi al gruppo, testi in formato word, senza limiti di lunghezza, a pasquale.diaferia@gmail.com).


A Cannes purtroppo non mi è mai capitato niente. (O almeno è quello che pensavo).

Prese una per una, le edizioni del Festival si sono limitate a darmi dei punti di vista più nobili sul mio lavoro, ma se devo citare un incontro folgorante o memorabile, non saprei cosa inventare. Quella volta che ho fermato David Droga in virtù di una patetica condivisione di passate carriere - così diverse - in Saatchi e abbiamo chiacchierato 5 minuti? Direi che non basta: fui già felice di non essere malmenato. Anche partecipare alle giurie - cinque anni fa - non ha cambiato nulla nel mio lavoro e tantomeno nella mia vita.

Però mi ha fatto capire che, fuori dall'Italia, c'è qualcuno che considera la nostra professione tutt'altro che morta, che ci considera dei professionisti e ci tratta come una specie da salvaguardare. Tornavo nella mia stanza di albergo e pensavo di fare un lavoro utile, intelligente e rispettato. Fiero di fare il pubblicitario, per la prima volta dopo tanti anni. Mi sono complimentato con me stesso, mi sono visto con occhi diversi.

Che sia stato quello l'incontro più importante che ho fatto a Cannes?

Francesco Taddeucci

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