martedì 23 giugno 2009

Yahoo Loves Creatives. Twitter Loves Creatives. Goggle Loves Creatives. Perché i creativi continuano ad amare le agenzie?

Chi commette l’errore di passeggiare fuori dal Palais non si rilassa di certo. Viene sistematicamente bombardato da gentili fanciulle che hanno tutte le carte in regola: sono carine, poco vestite, e di solito hanno qualcosa da regalare. Nel nostro paese verrebbero candidate alle europee o alle comunnali. Qui si limitano ad essere assunte dall’azienda di turno. Oggi le ragazze lavorano per Yahoo e distribuscono delle infradito viola con il logo del motore di ricerca. Sono già diventate oggetto di culto (le infradito, che avete capito?). Il fatto che il sottoscrittto, per una pura coincidenza, ne abbia già un paio ai piedi ha fatto nascere il sospetto che sia raccomandato. In effetti alla signorina che mi ha avvicinato ho detto di essere italiano, provocando subito interesse. Poi le ho sussurrato che poteva chiamarmi Papi ed il miracolo è avvenuto. Quando si dice che l’immagine all’estero è tutto.

Per tornare alle cose serie, le snobissime ciabattine hawayanas vengono consegnate con un tag su cui Yahoo dichiara senza mezzi termini: “Niente di creativo avviene in un paio di penny loafer”. Questo è verissimo sicuramente sulle spiaggie di cannes, un po’ meno nelle nostre città, dove comunque l’abito fa il monaco, e la scarpa fa subito direttore creativo. Almeno Vigorelli diceva così, esibendo i suoi costosissimi mocassini agli assistenti.


Come Yahoo, che sta sparando una campagna pubblicitaria dentro e fuori dal Palais per ribadire la sua leadership sul nostro mondo, tutte le altre grandi digital company stanno cercando di spiegare ai creativi che sono loro il futuro di questo mestiere. Quelli di Twitter ieri cinguettavano della straordinaria capacità di offrire spazio alle idee (per la verità l’unica cosa molto originale è stata proporre al pubblico di fare domande via twitter al cofondatore Biz Stone che ha tenuto un’affolata conferenza al Debussy). Google domani porta il suo direttore creativo ex Ogilvy New York alle Master Class degli Young Lions: si comincia a fare il filo ai creativi fin da giovani.

Eppure il fenomeno fa impressione. Perfino Sorrell l’anno scorso si lamentò pubblicamente proprio del furto di Andy Berndt dalla “sua" Ogilvy da parte del motore di ricerca leader. Da noi però non si assiste allo svuotamento dei reparti creativi da parte dei grandi player del digitale. Forse perchè, oltre ad operare in un paese di retroguardia, queste aziende non stanno ancora davvero girando al massimo dei giri. Da noi poi mancano i professionisti giovani che vogliano davvero rischiare, passando dall’altra parte della barricata. Io non ho più l’età, ma se me lo proponessero ci penserei. (E non è un annuncio di lavoro, credetemi. Ringraziando Dio non ne ho bisogno).

Ultima nota. Chi arriverà giovedì per vedersi le short list, avrà perso un’anteprima davvero unica. Infatti in fondo alle scale che portano alla zona di registrazione, la Coca Cola Company aveva montato due splendide Vending Machines con enormi Touch Screen da un metro per un metro e mezzo. Distribuivano bottiglie da 33 della conosciuta bevanda zuccherata. Ma sopratutto dimostravano dove stanno andando a finire le aziende, adesso che hanno capito che possono usare i creativi indipendenti come driver delle loro idee di business.

Infatti le bottigliette erano edizioni speciali, decorate da famosi designers giovani, tipo quelli della campagna di Obama. Prima dell’acquisto le potevi girare, quasi toccare, accarezzare, con modalità che chi conosce i 3D virtual tour dei siti web può facilmente immaginare.

Come mi ha detto un simpatico coloured di quasi due metri, Anthony J. Phillips, che si occupa di dirigere tutte le attività di Consumer Marketing Innovation ad Atlanta, ne vogliono piazzare 3 milioni nel mondo di quelle macchinette. Che oltre a vendere soft drink, con lo stesso sistema di cash permetteranno di vendere e downloadare sul tuo cellulare musica, spot, film, videogiochi e simili puttanate. Tutte brandizzate, ma soprattutto tutte prodotte dalla Coca Cola Co..

Il grande investimento è già programmato. Senza dubbio alcuno, nonostante costino 4 volte più di quelle a cui siamo sempre stati abituati. Ma il loro obiettivo è decuplicare gli incassi di questa attività. Insomma, come la Ferrero è la casa alimentare che vende più giocattoli al mondo assieme ai suoi ovetti, la Coca vuole diventare il più grande distributore di soft drink specializzato nella creazione e vendita autonoma di digital entartainment.

Insomma, le cose cambiano molto più velocemente di quello che noi percepiamo. E le vending machines digitali hanno ottenuto un successo pazzesco presso il cinico pubblico dei professionisti della reclame. Ho visto code di una decina di metri, con gente che allungava il collo per sbirciare quello che stava facendo il fortunato che poteva interagire con il touch screen. Qualche giapponese come al solito le ha fotografate. Forse per questo le hanno fatte sparire: chi verrà per gli ultimi giorni non sa cosa si è perso.

La morale è che adesso non sono più le agenzie ad occuparsi di comunicazione e creatività, ma le aziende. E se ci riesce così bene la Coca Cola, cosa pensate faranno Yahoo, Goggle, Twitter & co?

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