Quinto appuntamento su LatoB, per "La Comunicazione Che Vorrei", rubrica di Davide Boscacci, Direttore Creativo Associato JWT/RMG.
È San Valentino mentre scrivo e penso bene di girare questo viral targato Puma ad almeno 30 persone in modo più che promiscuo, uomini e donne. Lo trovo splendido e non riesco a farne a meno.
Faccio giusto un minimo di ricerca e scopro subito che, guarda un po’, dietro quest’idea ci sono i soliti David Droga e la sua Droga5. Dopo aver preso l’account globale del brand nell’autunno 2008, in meno di un anno e mezzo, questi signori sono riusciti a riportare sotto i riflettori il semidimenticato marchio Puma (quello del fratello sfigato della famiglia Dassler). Un anno e mezzo di comunicazione coraggiosa e mai scontata. Per rendervene conto fatevi un giro sulla loro pagina di Facebook che conta già un milione e trecentomila fan (and counting).
Come sempre quando incappo in un pezzo di comunicazione così, mi incazzo. Perché io quell’idea non so se l’avrei avuta ma soprattutto perché, come dice il mio amico Jack, anche se l’avessimo avuta qui in Italia ci sarebbe stato qualcuno a dire “Ok va bene, la facciamo ma magari non con veri hooligan: usiamo degli attori rasati a zero e coi tatuaggi disegnati coi pennarelli. Non in un pub perché alcol e sport non vanno bene insieme; diciamo in un baretto qualunque. O in una pasticceria, che fa molto Italia. E con un po' di loghi qua e là, perché Puma non si vede poi tanto”.
È chiaro che ci sono agenzie (le solite Droga5, CP+B, W&K ma non solo) che fanno la differenza; agenzie che sono in grado effettivamente di prendere in mano un brand, rivoltarlo come un calzino e rilanciarlo sul mercato. Ma è altrettanto chiaro che questo non può avvenire senza una forte volontà da parte di chi investe.
L’impressione è che qui da noi, fedeli alla filosofia gattopardesca, si cambi sempre tutto per non cambiare nulla. I clienti indicono gare e cambiano partner ogni due secondi ma quasi mai per (r)innovare. Più spesso per mantenere lo status quo, a un costo inferiore.
Tornando a San Valentino, chiudo segnalando una campagna (www.ayswuvalentine.com) per una volta italiana, che sa anch’essa di birra e che a mio avviso si distingue per approccio e mezzi utilizzati. Il conflitto di interesse me lo impedirebbe, dato che è stata fatta nella mia agenzia, ma siamo appunto in Italia e poi io non c’entro proprio nulla.
Alla salute.
Davide Boscacci
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3 commenti:
Oro a Cannes per Puma, sicuro.
X Cannes: concordo, molto probabile.
Il problema con la maggior parte dei clienti in Italia e di quelli che per essi seguono il marketing o la comunicazione è che non sono al passo con i tempi, oppure lo sono troppo, perdendo di vista il futuro, il passo in avanti che gradualmente bisogna fare. Ora più che mai.
Diadora o Lotto che fanno una promozione così...
Interessante articolo, grazie. Heineken è carino ma nulla più, c'è un abisso tra quello che si fa qua e quello che fanno all'estero...
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