venerdì 26 febbraio 2010

Non è successo niente.


Ieri ho tenuto una lezione ad un importante master.

Ragazzi giovani, laureati, con disponibilità economiche e ambizione di migliorarsi: insomma, futura classe dirigente di questo paese.

Ho iniziato parlando di interazione, con l'intenzione di andare a fondo sul tema del digitale, dei private owned media, dell'uso che in futuro anche loro dovranno fare di queste piattaforme, per uso aziendale o personale.

Senza troppo pensarci ho deviato sulla recentissima sentenza del tribunale di Milano su YouTube, che ha condannato dirigenti di Google per video, in contrasto con la legge sulla tutela dei portatori di handicap, caricati da utenti terzi sul channel.

Dopo pochi secondi ho avuto la netta sensazione che nessuno dei presenti sapesse niente della cosa. Ho aperto i due quotidiani che avevo con me. Ma nessuno aveva visto gli articoli. Ho citato passaggi nei tg di tutte le reti. Nessuno aveva sentito niente. Ho aperto una connessione internet e mostrato alcuni degli 890 articoli di giornali stranieri che da una rapida ricerca erano saltati fuori sull'argomento. C'era, tanto per dire, la prima pagina del New York Times.

Dalle facce che facevano, ha capito all'improvviso. Qui da noi la notizia è stata passata dai giornali nelle sezioni di tecnologia o in quelle dedicate ai media. Roba da addetti ai lavori. E i tg, scopro che ormai non li guarda davvero più nessuno, sotto i 30 anni.

Morale. Per la prima volta, un giudice italiano condanna un fornitore del servizio per l'uso malvagio effettuato da alcuni degli utenti del servizio. In pratica e' come se le poste italiane fossero considerate responsabili per avere recapitato un pacco con esplosivo spedito da un privato ad un altro privato, o la Telecom perché mentre parlavo al cellulare con un amico ho usato linguaggio sboccato.

Già questa è una cosa gravissima. Ma se riflettete un attimo, converrete con me che questa sentenza, unica nel mondo, ci mette in grave imbarazzo internazionale: registra la nostra ennesima anomalia mediatica. In un paese che e' gia' drammaticamente indietro nello sviluppo delle infrastrutture digitali e della penetrazione dei new media, questo causerà un'ulteriore battuta d'arresto, oltre che una diminuzione degli investimenti stranieri. Già è dura trovare un altro Murdoch che metta soldi in un paese dove il presidente del consiglio ti cambia la legge sulla televisione in corsa, visto che tu gli fai quella fastidiosa "concorrenza leale". Chi mai metterà denari sul web in un paese con un panorama legislativo così, come dire, "particolare"?

Di tutto questo, dello sputtanamento globale a cui siamo sottoposti, nessuno qui è a conoscenza. Alcuni milioni di operatori ed utenti non si sono neanche accorti che, oltre a noi, solo la Cina e l'Iran stanno facendo la guerra a Google. Non mi sembra che, almeno dal punto di vista dei diritti civili, si sia in buona compagnia.

Che di questo non si accorgano i 12 milioni di canterini concittadini che hanno seguito sabato il festival del televoto farlocco, lo posso capire. Ma che non siano attenti i futuri dirigenti di questo paese (oltre agli attuali) mi da un senso di stordimento.

O volete dire che sono io in errore, e non è successo niente?

2 commenti:

Ugo Gaspardone ha detto...

Episodio imbarazzante. Per me la "classe dirigente" è morta da un pezzo. Vince solo il pressapochismo che comprende anche evitare come la peste i luoghi, vecchi o nuovi, dell'informazione. Ecco perché quando incontri un cliente (ho una piccola agenzia di comunicazione anhce io) ti guardano in modo strano quando parli di social media, Mashable e simili. Bell'articolo, comunque.

pasquale diaferia ha detto...

grazie per il "bell'articolo".

ma il problema non è estetico.

purtroppo parliamo solo di pratica.

cattive pratiche e basta.