(Sesto appuntamento su LatoB, per La comunicazione che vorrei, rubrica di Davide Boscacci, Direttore Creativo Associato JWT/RMG)
Ho da poco finito di visionare e giudicare le 75 campagne che compongono il mio round preliminare del New York Festival for Innovative Advertising.
Per ora ne traggo due considerazioni, una buona e una cattiva. Partendo dalla cattiva, non ho visto nemmeno un lavoro italiano iscritto. Sarà un caso (calcolando che siamo 60 giurati da tutto il mondo, dovrebbero essere state iscritte circa altre 4400 campagne), però fa sempre un po’ male.
La notizia buona è che la qualità lascia mediamente a desiderare. Riguardando le mie votazioni, mi accorgo che ho dato giusto un paio di 8 e pochissimi 7. Tradotto: mal comune, mezzo gaudio.
Una campagna però ve la segnalo. Si tratta di un’azione per una onlus tedesca che combatte l’aids che ha saputo utilizzare in modo molto intelligente e innovativo i social network e facebook in particolare. Target: i molti giovani convinti che trombare senza preservativo sia molto cool. L’agenzia, la a me finora sconosciuta Phlipp und Keuntje, ha iniziato creando una serie di gruppi dai nomi tipo “I do it without condom´ and ´Sex with a condom is like licking ice cream through glass”. Gruppi che si sono tristemente popolati in fretta.
Il primo dicembre 2009, World Aids Day, gli amministratori hanno cambiato i nomi dei gruppi in “HIV - I´m positive”, mettendo di fatto alla gogna i loro membri (sui quali poi è stata fatta un’attenta operazione di community management).
L’impatto è stato enorme, sia sui membri dei gruppi, sia sui media. Awareness mai così alta e donazioni aumentate del 20%. Il tutto con un budget di ben zero euro.
Ora, anche da noi qualcosa del genere è stato fatto. Se vi ricordate, molti italiani all’indomani dell’aggressione di Milano si sono improvvisamente e involontariamente trovati fan di Berlusconi su facebook. Ne nacque giustamente un grande scandalo, eppure l’operazione era geniale. Non diciamoglielo però, va bene tutto ma vedere Berlusconi vincere anche al NY Festival sarebbe un po’ troppo.
Davide Boscacci
mercoledì 10 marzo 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Italians do it faster. :-)
Posta un commento