domenica 6 giugno 2010

La fuffa lascia il segno.





A Milano si cerca di convincere il paese che la fuffa, cioè l'unconventional ed il digitale, funzionano. Allo Iulm se ne discute, si mostrano case history, si rilasciano interviste. Nel frattempo, i problemi infrastrutturali che hanno impedito l'esplosione della "fuffa that works" continuano a tenerci fermi, nonostante i convegni.

Eppure altrove, per esempio ad Avellino, si tenta di mettere in scena operazioni integrate, quelle che a Cannes vengo iscritte nella categoria Titanium e Integrated. Resteranno invisibili, perché quello che si fa in provincia, in Italia non esiste. O sei sotto i riflettori mediatici della ex capitale morale, o non ci sei.

LatoB, come sempre, prova a segnalare un'operazione locale e intelligente, che parte dal logo del teatro comunale irpino, il Carlo Gesualdo, e lo mette in scena con azioni "ambient", che una volta riprese e documentate con fotografie, diventano perfino affissioni tradizionali. Il tutto approvato dal visionario direttore dell'ente teatrale, Dario Bavaro, dopo che avevano ideato e realizzato l'operazione Mario Marciano, Paolo Laudati, Antonio Bergamini, Antonella Del Sorbo, Paolo De Luca e Giogio Ludovici.

Nel frattempo, segnaliamo anche che Ochodurando, uno dei due team italiani entrati nella finale francese del WIF, il web design international festival, ha vinto il premio del pubblico (http://webjam.webdesign-festival.com/ochodurando ) . Fa sensazione pensare che alla fase italiana della competizione internazionale, ai primi di febbraio, avevano partecipato solo un centinaio di squadre contro, per fare un esempio, le oltre 400 iscritte nella piccola Tunisia.

Insomma, continuiamo ad essere un paese di seconda linea: perchè non abbiamo sufficiente broadband, sufficiente cultura digitale, sufficiente volontà di interazione,

Nonostante questo, abbiamo talenti che riescono a competere nei concorsi internazionali. O, come nel caso dei creativi avellinesi, che riescono a tenersi vivi in un paese che sembra totalmente addormentato.

Prepariamoci ad andare a Cannes, fra qualche settimana, con il consueto ottimismo. Ma non dimentichiamoci che il paese è questo, incredibilmente creativo e inesorabilmente narcotizzato.

2 commenti:

Marco ha detto...

"A Milano si cerca di convincere il paese che la fuffa, cioè l'unconventional ed il digitale, funzionano."

Sull' unconventional possiamo anche discuterne, ma sul digitale devo dissentire. Pochi mesi fa come ben saprai gli investimenti in inghilterra sul web hanno superato quelli dei canali tradizionali. E dato che non mi sento di dire che l' italia sia un trendsetter in questo campo, guardando gli altri paesi spero e credo in una digitalizzazione costante della comunicazione.

20 milioni di italiani non hanno ancora accesso alla banda larga, e della fibra ottica nemmeno ne parliamo.

Le potenzialità non mancano, ma fino a che nelle agenzie non ci sarà LA svolta, lasceremo importanti fette di mercato ad agenzie che non hanno nulla a che fare con l' ADV ma che sono in possesso delle capacità tecniche. Ancora troppe persone hanno una concezione sbagliata di ciò che si intende per viralità e comunicazione digitale, a tal punto che si usano ancora parametri tradizionali per qualcosa che tradizionale non è.

Non sto dicendo che adesso il mondo della pubblicità sia costituito principalmente da web e unconventional, ma che presto potrebbe esserlo.

Le mie sono solo opinioni, saranno i nativi digitali a dirigere i fatti.

Marco
Copywater.blogspot.com

Paolo ha detto...

Marco, hai ragione... fino a un certo punto, però.
Sicuramente il mondo sta cambiando, sicuramente il digitale è sempre più presente anche nel quotidiano oltre che nella pubblicità... sicuramente il digitale può essere utile anche per rendere il pianeta più ECO... ma ci sono dei "sensi" che il digitiale non sopperirà mai (almeno credo): il tatto, i profumi e il gusto. Con questo non voglio dire che il digitale non va, anzi.
Il mondo che verrà sarà molto diverso, e questo lo sappiamo tutti!

BYE

Paolo De Luca
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