martedì 8 giugno 2010

Pietro is still with us.



Scrivo a notte fonda, identificandomi totalmente nel moonlighter che Andrea Pazienza aveva disegnato tanti anni fa, mentre lavoravamo ad una strepitosa campagna stampa. All'alba mi aspetta l'ennesimo aereo che mi porterà non mi ricordo dove. In questo tempo di mezzo in cui non c'è lo spazio per dormire nè la voglia di fare qualcosa di più produttivo, rivedo gli highlights della serata degli NC Awards, i premi del mio editore. Della lunga serata all'Auditorium San Gottardo, così bello da non sembrare neanche milanese, restano un paio di flash indelebili:

Innanzitutto le lunghe gambe di Diana, la modella che consegnava fisicamente la scultura ai premiati e della quale tutti i maschi della sala avrebbero senza vergogna voluto appuntarsi il numero di cellulare.

Ma sopratutto l'ammucchiata finale per l'agenzia olistica vincitrice del superpremio, la JWT/MRG Connect. Una bella scena, con tutti i protagonisti sotto i riflettori, la squadra affiatata e multidisciplinare che ha prodotto la ricchezza di pezzi di una campagna integrata bella ed efficace come quella per Heineken. Gli scongiuri per rivedere scene del genere a breve anche fuori dai confini si sono sprecati. Ma raramente mi è capitato di vedere un progetto nazionale così completo e col sapore giusto: per una volta, superiamo i toccamenti e gli accavallamenti, e aspettiamo di vedere se succede quello che in molti si aspettano.

Poi, mentre fuori dalla finestra cominciano a accendersi le prime luci e nella valigia si ammonticchiano le solite cose da viaggiatore professionista, improvviso torna alla mente un altro dettaglio importante.

Nonostante la JWT abbia vinto parecchi altri premi Pietro Maestri, il Creative Executive Director dell'agenzia, ha messo la faccia sul palco solo per il trionfo finale. Prima erano passati tanti giovani creativi della sua squadra, qualche account, il suo CEO premiato come personaggio dell'anno. In tutto questo movimento Pietro, che stava qualche fila davanti a me, era rimasto ad osservare sornione e ad applaudire convinto i ragazzi.

Solo alla fine, arrivato per ultimo sul palco all'ultima premiazione, quella più prestigiosa, aveva preso il microfono in una mano . Poche parole per ringraziare il committente senza il quale, lo sappiamo bene, nulla succede. Poi complimenti a tutta la squadra, account inclusi. E dio sa quanto scoccia ai creativi ringraziare anche quei rompiscatole.

Beh, vi devo dire la verità, Pietro mi è proprio piaciuto, in quell'asciutto discorso. Mi ha ricordato l'eleganza di Marcelo Serpa, l'ultima volta che l'ho visto alla premiazione del Clio, a New York. Anche il Direttore Creativo brasiliano, quella sera, osservò dalla platea i suoi ragazzi che facevano incetta di premi. Solo alla fine, nel momento topico, apparve sul palco, seguito da tutta la squadra che aveva voluto portarsi da casa per condividere la gioia di una serata davvero speciale. Fatte le debite proporzioni, Marcelo credo abbia vinto un trentina di Leoni d'Oro più di Pietro, Maestri mi ha dato proprio quella sensazione: consapevole della propria storia, generoso con i collaboratori, totalmente in controllo di tutto, incluso il tipico rischio di queste celebrazioni, il delirio di onnipotenza.

Molti sanno che in parecchie occasioni io e Pietro siamo stati aspri competitor, abbiamo cogestito clienti da opposte agenzie, ci siamo scontrati in toste gare creative, ci siamo mandati vicendevolmente a quel paese in occasioni di giurie e pubbliche assemblee. Quindi nessuno potrà pensare che si tratti di piaggeria, o di improvvisa conversione.

Eppure mi è piaciuto riconoscere uno stile, un modo di fare e di mettersi in gioco, che è tipico di quella generazione a cui entrambi apparteniamo. Ci è stato insegnato non solo dall'etichetta delle multinazionali, ma spesso dai comportamenti dei nostri capi, che si chiamassero Landò, Ettorre, Livraghi e simili altri galantuomini.

Gente tosta, che prima ti insegnava a vivere e pensare, poi a scrivere annunci da premio. Beh, sono contento di aver imparato questi principi. E di aver scoperto che persone che stimo li praticano anche nei momenti in cui si potrebbero sentire dio in terra (e forse ti senti così, ed hai tutte le ragioni per sentirti in quella maniera). Sono contento di averli imparati e di poterne scrivere in piena libertà proprio su LatoB. Perché anche il mio editore è di quella scuola, e so che avrà apprezzato il comportamento di Pietro.

Che, è il caso di dirlo citando il claim della campagna vincitrice, è ancora con noi. Abbiamo voglia di averlo splendidamente così, ancora a lungo. Che sia esempio di stile e creatività per tutti, giovani e vecchi, creativi ed account, modesti veri e finti onnipontenti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti a Pasquale per l'ottimo post e a Pietro per quello che è e per come si è comportato.
Ricordo ancora con piacere quando presentammo assieme una premiazione degli ADCI Awards di qualche anno fa, cooptati da Lele Panzeri con la scusa che il presentatore ufficiale aveva dato buca! Il presentatore ufficiale ovviamente non c'era e chissà quante risate si sono fatti tra il pubblico sentendo pronunciare i nomi delle agenzie o dei creativi con esse troppo dolci e lunghe (sono sempre un bolognese)! Con Pietro abbiamo condiviso momenti di cabaret involontari esilaranti quella sera, sul suo modo di essere, invece, non c'è niente da ridere. Peccato non esserci stato ieri sera.

Matteo (Righi)