mercoledì 23 giugno 2010

Reputation, Live.


Questa è la continuazione del post dell'altro ieri, in cui segnalavo che la reputazione di tutti i creativi italiani è salita enormemente a livello internazionale da quando il CD mondiale della JWT ha ringraziato i ragazzi di Milano per la geniale idea di Heineken, pluripremiata qui al festival.

Stasera la reputazione degli italiani è ulteriormente cresciuta perché, sempre al Teatro Debussy, un altro direttore creativo della mia generazione, Sergio Rodiguez, è intervenuto ad un seminar della Leo Burnett dal mistico titolo: "Here and Now". Il primo italiano della storia, qui a Cannes, a tenere uno speech pubblico schedulato nel programma ufficiale del festival. Il primo italiano della storia, poi, non si è limitato a dire qualcosa di interessante e basta. Ha analizzato una serie di Case Hystories dedicate alla Live Age, quella che stiamo vivendo, l'era della connettività totale e continua, che qui viene celebrata fin dal titolo di questa edizione del festival: "Connections, made easy": Un'intervento efficace e sintetico, leggero e analitico, con una prospettiva allungata verso quello che succederà nel prossimo decennio.

Sergio, semplice e scorrevole come il Big Black Pencil della Leo, ha presentato una serie di casi in cui le tecnologie emergenti (tra cui il broadcast via digitale in real time, la localizzazione via GPS, l'esperienzialità e le vecchie e care PR), uniti alla creatività di chi comunica da sempre le marche hanno reagito in tempo reale con i consumatori e creato canali di comunicazione da vivere in diretta.

Ma per quanto mi riguarda, Segio avrebbe potuto anche recitare "la cavallina storna".
Quello che resta, paradossalmente, non è la qualità del suo intervento, che era alta e che speriamo abbia il buon cuore di replicare a Milano, magari dopo le vacanze.
Quello che resta è che un altro direttore creativo milanese ha instillato a qualche altro migliaio di colleghi stranieri il ragionevole dubbio che gli italiani sono straordinariamente creativi, talentuosi e capaci di recitare una parte impegnativa e di successo anche su palcoscenici oltre Chiasso e Pantelleria. Nonostante in passato non si sia mai vinto granché.

Se siamo così polli da perderci questa opportunità e questa reputazione, ripeto, non ci meritiamo la serie di belle cose che stanno succedendo qui in Costa Azzurra.

E spero anche che i commenti non siano quelli tipici del pollaio in cui attualmente stiamo vivendo. Spero che la maggioranza comprenda che se alcuni creativi italiani sono bravi e visibili, tutto il movimento della pubblicità italiana ci guadagna. Mentre ci perdiamo tutti se cominciamo a fare i tipici distingui italiani, se non le classiche operazioni di distruzione personale guidate da pura e sterile invida.

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