martedì 17 maggio 2011

È l’ADCI, Signora mia!


LatoB ospita un intervento di Valentina Maran, copywriter freelance, scrittrice, blogger di Sorelle d'Italia e per Elle.it. Un intervento duro sul ruolo delle donne in Art Directors Club Italiano, e nelle giurie per gli ADCI Awards. Una provocazione, portata con il suo stile, tosto ed ironico. Grazie a lei per averci scelto.



Sentiamo: a cosa serve un manifesto deontologico sulla comunicazione e soprattutto sull’utilizzo della donna in comunicazione, se poi alla prima occasione è evidente che il ruolo delle donne non stia così tanto a cuore all’ADCI?
Sono uscite le giurie: 53 nomi totali. Tra questi solo 5 donne.
Nessuna nelle giuria web.
Complimenti.

Dove sono le donne le donne nell’ADCI? Sono forse troppo poco in gamba per meritarsi un ruolo come giurate?
Come mai lì dentro nessuno si sia mai chiesto “Hey, dove sono le femmine?!”
O siete tutti troppo presi, centimetro alla mano e testa china, a misurarvi il vostro talento tra di voi e non vi siete accorti che mancano le ragazze?

Quello che dovrebbe essere l’organo che in qualche modo propone il meglio della comunicazione italiana non si accorge che manca all’appello nel suo interno una fetta fondamentale di persone.
E non certo per portare le tartine.
Una fetta che – come dovreste ben sapere- spesso ha il compito di acquistare i prodotti pubblicizzati.
La fetta spesso più colta, coi titoli di studio migliori. Insomma, gente con le palle, anche se ha una vagina.


Ho l’assoluta convinzione che se ci fossero più presenze femminili nell’ADCI, il club sarebbe diverso. Le votazioni e i risultati sarebbero diversi. Le regole sarebbero diverse.

Ma perché c’è questa mancanza nell’ADCI? Le donne non ci sono perché non sono capaci, o perché a loro non interessa esserci?

Le agenzie non sono luoghi amici delle donne: orari maschi, con aspettative maschie, con al vertice maschi (giusto per farla semplice a chi ha troppo testosterone e pochi neuroni per capire, significa che per una donna uscire tardi dall’ufficio è diverso che per un uomo visto il mondo di responsabilità e lavoro extra che le gravita attorno una volta varcata la soglia di casa. Che chissà come mai- spesso gli stipendi sono più bassi e che – oh, toh! – i lavori migliori o peggio, le promozioni a gradi superiori, vengono dati più facilmente a uomini che a donne. Una donna deve essere brava il doppio per essere considerata almeno la metà di un uomo.)

Quante donne avete assunto? Quante avete promosso ai gradini più alti? E se non l’avete fatto, perché avete scelto degli uomini? Perché erano più disponibili e decisi? Vi siete chiesti cosa c’era dietro quella disponibilità tutta maschile? Beh, di solito c’è una donna che si occupa di uomo che non c’è , che deve lavorare – lui – mentre noi faccio quello e tutto il resto.
Mentre dietro l’incapacità delle agenzie di supportare orari flessibili, di avere asili nido interni, di gestire le cose in maniera paritaria c’è l’ostinata cecità di amministratori delegati e direttori creativi uomini, con paraocchi da uomini, con ritmi da uomini.
Si dice che dietro grandi uomini ci siano grandi donne, e che dietro grandi donne non ci sia nessuno.
Beh, spesso non c’è nessuno neanche di fianco. Perché anche il più lungimirante dei compagni quando fa tardi in agenzia non si pone il dubbio che possa succedere anche a te. E comunque è scontato che tu torni prima. E faccia la maggior parte di tutto quello che c’è da fare.


C’è una quantità di stress e di lavoro sommerso che un uomo neanche considera.
E prima di dire che ci dovremmo arrangiare, che ce la siamo voluta la parità, che non ci dobbiamo lamentare, forse è meglio che ridiate un’occhiata al manifesto deontologico contro gli stereotipi di genere, che significano proprio questo: piantarla di tenere fuori le donne dai luoghi che contano solo perché abbiamo –e facciamo valere- necessità e punti di vista diversi dai vostri.


State perdendo la metà del talento.
La metà esatta di quello che si può raccontare. Della creatività.
Quel che è peggio è che neanche ve ne siete accorti. È così da anni e la cosa non vi fa preoccupare.
Capite che siete solo un circolo chiuso?
Vi accorgete che dovreste essere capaci di esplorare e anticipare i desideri di un cliente, e neanche vi siete accorti che alla vostra destra manca qualcuno? E da un bel po’ di tempo anche?
Mi sembra ben peggio di una distrazione.

Quindi teneteveli per voi i premi, i complimenti, le pacche sulle spalle.
Perché le donne non si iscrivono all’ADCI? Perché io di ingressi ne ho in abbondanza, ma non mi interessa essere giudicata da una cricca che di fatto continuerà a considerarmi inesistente o meno valida solo perché sono una donna.
E le vostre giurie parlano chiaro.
Poche chiacchiere.


Apprezzo moltissimo lo sforzo di Annamaria Testa nel provare a rinnovare un po’ le cose, ma già da questi segnali credo che non avrà vita facile. Faccio il tifo per lei, non per voi.
O forse, più probabilmente, prima di cambiare l’ADCI si dovrebbero cambiare le agenzie, la mentalità interna. Far affiorare quello che non va, come il mobbing che alcune devono subire solo per il fatto di essere madri. O di aver ammesso di volerlo diventare. Non c’è bisogno di andare lontano: potete chiederlo ai facoltosi nomi che si trovano nelle vostre liste.


Vedremo che succederà.
Per quel che mi riguarda, l’ADCI così com’è è un clan inutile. Il denaro dell’iscrizione preferisco di gran lunga spenderlo per delle Louboutin. C’è molta più soddisfazione.
Cosa che un maschio non può capire. Una donna si.

Valentina Maran

p.s. delle 8 di mattina:
vale la pensa di segnalare che il Presidente ADCI, Massimo Guastini, ha risposto con grande rapidità e puntualità all'intervento di Valentina, sul suo Blog KTTB.

6 commenti:

Gianni ha detto...

È un'osservazione che avevo fatto anche io, tanti anni fa, conti alla mano, osservando la lista dei soci. Le donne nell'ADCI sono poco presenti anche perché si iscrivono di meno, e quando si iscrivono restano di meno nel Club.

Anonimo ha detto...

Beh, con un paio di Louboutin, la soddisfazione la trova anche un maschio...

Fabio (:<)>ciccio Ferri ha detto...

Cara Vale.

L'ADCI ha, da poco, un nuovo Presidente.
E un nuovo Consiglio, composto da persone, che pur essendo geneticamente (Ahimé) di genere maschile, la pensano su molte cose molto simile a te. Specie su Giurie ristrette (ristrette anche nel Genere) a 'soli uomini', o quasi.
Dacci tempo, e una mano, a cambiare tutto.
In meglio.

Ciao, e grazie dello stimolo.
Fabio (:<)>ciccio
Ferri.
PS: La Letizia a Milano, insegna che, purtroppo, non sempre essere donna è garanzia di alternativa. Buon Ballottaggio!

Fabio (:<)>ciccio Ferri ha detto...

Cara Vale.

L'ADCI ha, da poco, un nuovo Presidente.
E un nuovo Consiglio, composto da persone, che pur essendo geneticamente (Ahimé) di genere maschile, la pensano su molte cose molto simile a te. Specie su Giurie ristrette (ristrette anche nel Genere) a 'soli uomini', o quasi.
Dacci tempo, e una mano, a cambiare tutto.
In meglio.

Ciao, e grazie dello stimolo.
Fabio (:<)>ciccio
Ferri.
PS: La Letizia a Milano, insegna che, purtroppo, non sempre essere donna è garanzia di alternativa.
Buon Ballottaggio!

Anonimo ha detto...

Troppe verità in questo articolo, purtroppo.

Solo un appunto. "Donna con le palle" non l'ho mai sopportato. La trovo la quintessenza del maschilismo, questa definizione.
Io sono e voglio essere una "donna con le ovaie". E' questo il nostro valore aggiunto, la nostra peculiarità, il motivo per cui il mondo maschio-riferito è incompleto e ha bisogno di noi.

Monica F.

Debora StudioKmzero ha detto...

Mi accodo a Monica F.
Evviva le donne con le ovaie!
Che lavorano 14 ore e prima di andare a letto programmano la lavatrice con un occhio chiuso e uno aperto!