venerdì 15 luglio 2011

Altre due cosette sul diritto d'autore. Anzi cinque.

All'interessante intervento di Alessandro Gaieni dell'altro giorno, risponde Gianni Lombardi (http://scrittorefreelance.blogspot.com/), strenuo difensore dell'innovazione dei creative common e della libertà endemica della rete.


Le argomentazioni del post precedente sono un'interessante documentazione dell'astrattezza e dell'assenza di informazione storica e attuale di alcuni presunti difensori del diritto d'autore.

1. Si parla del diritto d'autore come se qualcuno volesse abolirlo.
In realtà, a parte alcune frange minoritarie ed estreme, in nessun paese occidentale ci sono proposte di legge dirette all'abolizione del diritto d'autore.

2. Si prendono esempi a capocchia e se ne fanno casi universali.
Il caso di Mozart, per quanto spiacevole e penoso, non ha alcuna attinenza con il tema attuale del diritto d'autore e comunque, preso singolarmente, non dimostra nulla. Il fatto che Mozart avesse problemi di sopravvivenza non ha impedito, ad esempio, a Michelangelo di diventare ricchissimo proprio grazie al denaro dei suoi committenti. Idem per moltissimi artisti che, semplicemente, avevano un senso degli affari migliore di quello del giovane Mozart: Leonardo, Rubens, Rembrandt, Tiziano, Masaccio e tanti altri. Anche chi doveva dipendere dai capricci del pubblico, come Shakespeare, ebbe modo di diventare benestante, così come molti musicisti, fra cui il presunto rivale di Mozart, Antonio Salieri.
Il fatto di andare a prendere un singolo caso lontano del tempo per dimostrare l'universale e inalterabile necessità del diritto d'autore dimostra la debolezza di argomentazione e la carenza di informazione storica. Ad esempio, il dibattito sul diritto d'autore in ambito internazionale si infiammò, ai tempi di Charles Dickens, il quale, pur guadagnando molto bene nel suo paese, giustamente non apprezzava il fatto che negli Stati Uniti pubblicassero i suoi libri senza riconoscergli un singolo penny. Altro che Mozart.

3. Si rimpiange il buon tempo antico senza rendersi conto delle opportunità moderne
Il post si limita a rimpiangere l'epoca in cui la copia digitale non esisteva, senza prendere atto del fatto che - da ormai più di 15 anni - la tecnologia offre grandi opportunità proprio ai giovani artisti, i quali possono farsi conoscere senza intermediari e senza dover dipendere necessariamente da Case Discografiche ed Editrici non sempre illuminate (E il fatto che non siano delle benefattrici lo illustra la storia personale di Prince, molto più vicina a noi di quella di Mozart, e avvenuta indipendentemente dal "grande disastro della copia digitale" http://it.wikipedia.org/wiki/Prince Prince non era proprietario né dei master della sua musica, né del suo nome d'artista... e questi sono i difensori del diritto d'autore?).
Per considerazioni più ampie sull'industria musicale, vedi The Economist http://www.economist.com/node/174267 Da studiare con attenzione anche il caso di Ani Di Franco, che, invece di dipendere dagli editori, ha distribuito da sola la propria musica, iniziando con la stampa in proprio dei cd col masterizzatore nei primi anni novanta (attività che in Italia, ancor oggi, quasi unico paese al mondo, richiederebbe i costi e i tempi dell'apposizione del bollino SIAE anche su propri cd con propri pezzi!).


4. Si parla di copia digitale in modo strabico e parziale, come se fosse "sempre e comunque" un male assoluto.
Su YouTube si trovano i video digitali di moltissimi artisti, spesso con la benedizione delle case discografiche che ne riconoscono la capacità promozionale dell'artista. Domanda (di cui auspico una risposta): come mai se ascolto venti volte un pezzo da YouTube va bene, mentre se un ragazzo di 14 anni copia un pezzo digitale, lo ascolta una volta e poi lo dimentica per sempre nel suo hard disk, questi è un "ladro" che merita un'irruzione in casa della Polizia Postale e delle Fiamme Gialle a spese del contribuente? La realtà NON è binaria (copia BENE/Copia MALE) ma è molto più sfumata, e ci sono molti casi in cui è evidente che l'incremento di copie pirata comporta un incremento di vendite (oltre ad evidenze nel mondo del software, io stesso ho un'analoga esperienza: di un mio libro, ogni dieci copie gratuite distribuite digitalmente, una o due vengono retribuite; risultato: più copie distribuisco, più ne vendo. Purtroppo i numeri sono piccoli, ma non è che gli editori che hanno stampato altri miei libri mi abbiano pagato molto di più...)

4Bis. Strabismo Bis
Sempre a documentazione della disinformazione del post "due cose sul diritto d'autore": sembra che una presunta e inesistente abolizione del diritto d'autore sia un pericolo per il mondo occidentale. Ebbene, due grandi paesi che di fatto non aderiscono alla convenzione del diritto d'autore ci sono: Russia e Cina. Da decenni, gli editori russi e cinesi prendono quello che vogliono dall'industria editoriale e musicale mondiale, lo traducono e lo stampano senza pagare un centesimo di diritti ai titolari degli originali. Come mai non si scatenano le guerre commerciali nei confronti di Russia e Cina? Come mai la SIAE non dice niente, pur essendo i suoi autori direttamente toccati dal problema?

5. La situazione "Prima di Internet" in realtà tutelava e tutela tuttora gli Editori e i Grandi Autori, particolarmente in Italia
Gli autori di secondo piano e i giovani autori non sono per niente né aiutati né tutelati dalla situazione pre-Internet. In Italia, l'unica cosa che garantisce a un autore sotto contratto la corresponsione del suo compenso per il "diritto d'autore" è l'onestà dell'editore. Se questo non è onesto, l'unica possibilità di tutela è - magari per poche centinaia di euro l'anno - una costosa e incerta causa civile, senza possibilità di risarcimento punitivo (ergo: l'editore può sistematicamente sottostimare i compensi agli autori minori, senza alcun pericolo per sé, o con pericoli minimi: se capita il piantagrane, al massimo ci sarà da scendere a patti con lui, ammesso che voglia sobbarcarsi il rischio di una causa civile). Quindi: se sei un autore da Hit Parade ti tuteli da solo, a tue spese, con i tuoi avvocati. Se sei un autore da mille copie, sei alla mercé dell'onestà e della bontà d'animo del tuo editore, come e peggio del povero Mozart.

Ecco, per esempio, in parole povere, come funziona la ripartizione del diritto d'autore in Italia attraverso la Siae; tutto su misura per editori e grandi autori: http://scrittorefreelance.blogspot.com/2010/04/sindacato-miliardari-le-meraviglie.html


Una breve e istruttiva bibliografia:

http://www.lrb.co.uk/v24/n08/john-lanchester/online-goodies
(The London Review of Books)

http://www.newyorker.com/archive/1987/04/06/1987_04_06_045_TNY_CARDS_000348628
(The NewYorker, Il caso Betamax, a dimostrazione che i presunti difensori del diritto d'autore fanno sempre gli stessi errori e usano sempre le stesse argomentazioni)

Il sito di Lawrence Lessig, uno dei maggiori esperti americani di diritto d'autore
http://www.lessig.org/

I dati sulle vendite inoltre NON dipingono una situazione in banco o nero: nei paesi dove la condivisione online legale viene FACILITATA invece che ostacolata, le vendite di musica non calano:

http://www.economist.com/node/18621481

Le vendite invece diminuiscono dove c'è pirateria selvaggia: ad esempio Italia e Cina (guarda caso).

MA ATTENZIONE: la pirateria in questi due paesi NON è solo il ragazzino quattordicenne che scarica con eMule come lasciano intendere i presunti difensori della legalità formale. La fetta più importante della pirateria è rappresentata dai produttori di CD e DVD copiati, i quali (nel caso dei film) contano su connivenze con le case produttrici per ottenere i master al momento dell'uscita dei nuovi film e - come nel caso delle griffe copiate - contano anche su connivenze nel mondo della produzione di supporti e confezioni. L'industria dei cd e dvd copiati è inoltre vicina alla malavita, fondamentale per la rete distributiva per le strade, nei mercatini e sulle spiagge.

Il sito di Lawrence Lessig, uno dei maggiori esperti americani di diritto d'autore
http://www.lessig.org/


NOTA per i commentatori affrettati e per quelli in mala fede: io NON ho scritto che il diritto d'autore debba essere abolito, o che l'autore debba essere espropriato del suo lavoro. Ho scritto che l'attuale situazione offre delle opportunità e dei vantaggi, non solo problemi. E ho fornito anche un po' di documentazione.

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