venerdì 30 marzo 2012

La lobby dei tassisti conta più di quella della comunicazione


Gli investimenti in comunicazione rappresentano, nel loro complesso, l’1,4% del PIL. Eppure, la voce dei comunicatori rimane inascoltata quando in sede politica ed economica vengono prese le decisioni più importanti.

Partiamo da alcuni dati. Gli investimenti in comunicazione nella loro totalità (above e below the line, e digitale) costituiscono l’1,14% del Prodotto Interno Lordo. Stiamo parlando di circa 18 miliardi di Euro. Ma, soprattutto, stiamo parlando della risorsa principale che tiene in piedi l’industria dell’informazione e della cultura del nostro paese. Senza pubblicità – che da sola rappresenta lo 0,58% del PIL a fronte di 9,2 miliardi di Euro - non esisterebbero giornali, televisioni e mezzi di informazione in generale. Persino internet senza pubblicità non sarebbe quello che è oggi. Senza comunicazione l’economia stessa crollerebbe perché non esisterebbero le marche, e i consumi si ridurrebbero drasticamente. Questa mia considerazione è ben nota agli addetti ai lavori ma non lo è affatto al mondo della politica e dell’economia. O, almeno, ne ignorano l’importanza. Qualche riprova? Nella creazione dell’ormai famosa agenda digitale del ministro Corrado Passera non vi è alcun riferimento al ruolo che la comunicazione digitale svolge nello sviluppo dell’industria di riferimento. Di conseguenza, non è stata coinvolta alcuna figura professionale o associazione del nostro settore, non è stato interpellato alcun esponente per capire cosa si può fare per sviluppare quella che viene unanimemente definita l’industria del futuro, con i conseguenti benefici sul terreno dell’occupazione. Dall’altra parte la politica, incluso l’attuale Governo, ha sempre ‘snobbato’ il mondo della comunicazione quasi che la pubblicità, o la réclame, riguardassero più il mondo dello spettacolo che l’economia. Anche in questo caso una conferma arriva dalla questione Rai. La proposta di riforma dell’emittente pubblica avanzata dal presidente dell’Upa, Lorenzo Sassoli de Bianchi, non ha ricevuto alcuna considerazione da parte dell’attuale esecutivo. Senza addossare al povero Mario Monti altre croci a quelle che già si è dovuto sobbarcare per portarci fuori dal baratro è drammaticamente evidente quanto la voce della comunicazione, nel nostro paese, sia così poco ascoltata presso i livelli più alti della politica e dell’economia. A confronto, la capacità di persuasione dei tassisti che, con tutto rispetto, generano un giro d’affari ben inferiore a quello della comunicazione, è di gran lunga più potente.
Una domanda che è anche un invito. Non è arrivato il tempo che le associazioni dei clienti, delle agenzie, AssoComunicazione in primis – che pure in questi giorni hanno iniziato un nuovo percorso per capirsi e conoscersi meglio - facciano fronte comune con un’azione congiunta di sana lobby per rompere questa sorta di muro di gomma? E aggiungo: non servono anche a questo le Relazioni Pubbliche?

Salvatore Sagone
Direttore Responsabile ADVexpress

1 commento:

creazione siti ha detto...

molto interessante questo post