domenica 24 giugno 2012

Editoriale. Cannes 2012, Italia al bacio. Ma è tutto oro quello che luccica?

Il nostro paese non smette mai di sorprendere. Quando lo si dà per spacciato eccolo risorgere in maniera del tutto inaspettata. Nessuno avrebbe scommesso sul risultato di questa cinquantanovesima edizione del Festival Internazionale della creatività. I numeri parlano chiaro: 17 leoni, ai quali si aggiungono il Grand Prix nella sezione Press e i tre splendidi leoni nelle competizioni Young, grazie ai ragazzi di M&C Saatchi, Hagakure, e AdmCom. Un vero record. Due anni fa i leoni furono 14, di cui 10 vinti da una sola campagna, il mitico Auditorium Heineken (l'anno scorso si contarono 'solo' 4 leoni).

A brillare, quest'anno, è stato soprattutto il network Publicis con le sue stelle: la Saatchi & Saatchi, con ben 8 leoni conquistati dalla campagna Coordown; Leo Burnett con 7 leoni conquistati con Montblanc; e Publicis con 1 leone d'argento per Heineken. Il resto è appannaggio di JWT con un bronzo per Una Onlus, e di Fabrica che ha messo a segno il successo più importante, sia pure in collaborazione con la 72 and Sunny di Amsterdam, portando a casa il Grand Prix nella sezione Press, ripetendo i fasti dell'antico passato quando a vincere la prima edizione del Grand Prix in questa sezione fu la McCann con la memorabile campagna per Levi's. Correva l'anno 1992.

Anche in termini di Shortlist il bilancio è decisamente positivo con 41 lavori selezionati sui 494 complessivamente iscritti (+51% rispetto al 2011). Tutto bene dunque? Da un punto di vista quantitativo certamente si. Diciassette leoni e un GP fanno bene al morale e ci fanno risalire velocemente nella graduatoria creativa mondiale. Questo è importante per la reputazione del nostro paese, per la credibilità del sistema Italia nell'ambito di uno scenario competitivo sempre più orientato da logiche di centralizzazioni che tendono a escludere chi non riesce ad esprimere una propria, forte, identità. A proposito di sistema, il successo è stato raggiunto anche grazie all'ottimo lavoro fatto a monte dai creativi italiani. Con l'iniziativa Goodfellas, promossa dall'ADCI, i giurati nostrani sono arrivati sulla Croisette preparati e motivati per affrontare il proprio lavoro con spirito combattivo e voglia di farsi valere. Sarà un caso, ma in nessuna delle Sezioni in cui erano presenti in giuria membri italiani siamo rimasti a secco. Un plauso, dunque, a Isabella Bernardi (Film), Davide Boscacci (Direct), Filomena Rosato (RP), Isabelle Watt Clavarino (Media), e Raffaella Bertini (Promo&Activation). Ma non è tutto oro, è il caso di dirlo, quello che luccica. Onore a Benetton, Montblanc e Heineken. Ma sul palco della Croisette vorremmo vedere salire, accanto alle onlus e alle associazioni no profit, anche i big spender della comunicazione.
Purtroppo, i clienti che in Italia spendono soldi veri nelle diverse forme di comunicazione sono oggi ancora poco presenti nel Palmares a differenza di un'epoca ormai lontana. Parliamo dei grandi gruppi alimentari, del beverage, delle auto, della telefonia, dei servizi, ecc.. Se consideriamo questo aspetto, il bilancio è meno entusiasmante e ci riporta, coi piedi per terra, alla verità: le aziende, i brand più noti, non puntano con decisone sulla creatività per comunicare con maggiore efficacia con i consumatori. Questo splendido risultato dimostra che le capacità, i talenti ci sono. Basta metterli a frutto.

Salvatore Sagone
Direttore responsabile

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