mercoledì 3 marzo 2010
C’è la rivoluzione digitale e so benissimo cosa mettermi.
Gran bell’inizio di settimana, qui a Milano.
Lunedì sera, in sala Buzzati alla Rcs, presentazione del libro “L’ultima notizia”, dedicato alla rivoluzione digitale nell’editoria. Martedì, in terrazza Martini, Assocomunicazione organizza un’incontro con Massimo Costa di Y&R all’interno della serie “Meeting the Change”.
In entrambe le occasioni, bellissima gente. Di là il Sottosegretario Bonaiuti ed il giovane Letta, il presidente Marchetti e Gianni Riotta. Di qua Costa e Masi, Vicky Gitto e Pietrullo Mestri. Contorno della grandi occasioni, con tutti i Vip di entrambi gli ambienti, editoria e pubblicità, che non sto qui ad elencarvi. Primo perché non sono Lina Sotis. Secondo, potete ben immaginare da soli chi nella capitale morale ( si può ancora dire?) non manca a queste occasioni pubbliche.
Quello però che porto a casa dal bagno di folla sono sentimenti contrastanti.
Da una parte tutti ribadiscono che proprio nel momento della crisi è in atto una grande rivoluzione digitale, epocale, che cambierà tutto. Sorrido, sono 10 anni che vado dicendo e praticando questa cosa. Dall’altra è che i “tutti che lo dichiarano” hanno almeno 50 anni ( io ne ho 49 , quindi abilmente mi tengo fuori). Ecco che la rivoluzione è annunciata proprio da chi dovrebbe essere spazzato via. Suona strano.
Infatti Marchetti promette che regalerà il libro a tutti i suoi dirigenti e Letta suggerisce di farlo leggere a tutti i parlamentari. Costa dichiara che da questa crisi si esce solo con i sedicenni digital natives, come in Romania e nei paesi dell’Est, e Masi ribadisce che i suoi nipoti fanno cose digitali che lui non conosce fino in fondo.
Tutto bene, allora. Siamo all’alba di una nuova era. Il problema è che Sala Buzzati era piena di under 25, blogger con Mac ed iPhone, pronti a riportare le roboanti dichiarazioni sui propri strumenti di comunicazione web. Piccolo particolare, il wifi di RCS è chiuso agli ospiti. Ed al quindicesimo della bella torre di Piazza Diaz, di Under 25 non c’erano neanche le hostess alla reception.
Sarà che gli 800 milioni della Broadband il governo li ha messi da qualche altra parte, come ammette Bonaiuti. Sarà che i clienti vogliono ancora andare in tv, come ribadisce Costa. Ma in questo paese la rivoluzione non si può fare se non ci sono le infrastrutture digitali e la volontà politica di alimentarle con investimenti (come già segnalato in qualche altro post da queste parti ). Logico che poi i talenti creativi se ne vadano altrove, come fa notare, cattivella, qualche giornalista a Costa. Segnalo la domanda, perché almeno quest’onore va reso a Masi&Co. I giornalisti con Assocomunicazione erano presenti ed hanno avuto diritto di parola. In sala Buzzati, Riotta ha chiuso l’incontro senza offrire possibilità di discussione. "Altro che 2.0. Qui siamo allo zero punto zero" gli ho detto appena il direttore del 24Ore è sceso dal palco. E lui mi ha risposto sorridendo: “Ma quali domande. Hai visto qualcuno lì sopra in grado di dare risposte?”
Ora, ripeto, non sto discutendo gli uomini. Costa ieri ha detto cose che io non condivido, come il fatto che la comunicazione globale la possono fare solo le multinazionali e che dalla crisi è più facile uscire se hai i soldi. Voglio sgombrare il campo da dubbi e malignità: Massimo è il manager che mi ha lasciato a casa da Y&R. A me sta simpatico non solo perchè è un piacione (“sono ancora un bel ragazzo, vero?” è stata la frase di apertura) ma soprattutto perchè con la sua lussuosa liquidazione ho aperto la mia struttura di New York, quella che mi sta dando le soddisfazioni più corpose. Quindi, non può che starmi molto simpatico.
Ma io continuo a pensare che da questa crisi si esce solo con le idee, con l’innovazione, con la capacità di reinventarsi. I soldi possono non fare la differenza, come dimostrano le tante aziende che saltano nonostante una forte componente finanziaria. Ci sono mercati e maniere di lavorare che o cambiano davvero, o chiudono. Guardare la moda: come nella pubblicità, sono arrivate le grandi holding finanziarie e hanno portato il sistema alla maturità produttiva, Ma la crisi ha affossato chi non aveva idee, non chi era senza risorse.
E non sono come il personaggio borghese di Pericoli e Pirella che non sapeva come vestirsi per la rivoluzione che arrivava. Io continuo a pensare che il cambiamento lo possono fare solo quelli che hanno idee e know how. I ragazzini terribili della digital generation, di cui sono circondato anche per obblighi accademici, continuano a chiedere a me le coordinate del nuovo mondo, visto che io le so immaginare e loro no. Quella generazione, che ha a disposizione il data base informativo più ampio e gratuito della storia, continua ad aver bisogno di sistemi di analisi e ideazione che paradossalmente solo chi ha una storia può garantire.
Certo, saranno più bravi di me, di Vicky, di Maestri e di molti altri a giocare alla PlayStation. Ma temo che la capacità di generare idee nuove nasca anche dalla capacità di gestire storie ed emozioni.
Lo dimostra il caso di David Droga. Era il più bravo negli anni dei 30 secondi tv. Era il più bravo negli anni della bolla speculativa. E’ ancora il più bravo oggi che la comunicazione commerciale non compra spazi media, ma se li guadagna gratuitamente con il clamore delle iniziative sui social network.
Morale. Si esce dalla crisi con le idee, e noi italiani siamo maestri in questo, come ha tenuto a ricordare anche Masi. E, aggiungo io, non sono i soldi che generano idee e talento. Semmai il contrario.
Smettiamola di pensare che contino solo i soldi per farcela. Convinciamo i clienti che vogliono andare solo in tv per correre meno rischi che stanno sbagliando.
Vedrete cosa succederà. Una vera rivoluzione.
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1 commento:
Sta arrivando la rivoluzione, ma l'Italia è il paese del rinvio.
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